"Progettare", dal latino pro iacere, significa letteralmente "gettare in avanti", cioè afferrare qualcosa e scagliarlo verso il futuro.
Questo è particolarmente vero quando si associa il concetto di futuro a quello di gioventù: come nel più azzeccato degli investimenti, spetta ad ognuno di noi prendere i doni che abbiamo ricevuto e metterli in gioco per "progettare" il futuro dei giovani.
Un compito impegnativo, ricoperto di molte responsabilità.
Zerotraccia nasce come un progetto ambizioso: essere una finestra da cui i giovani possano affacciarsi al futuro che si sta già "intrufolando" nella loro vita.

« Il nostro gruppo (Senior) è stato il primo ad essere nato, parecchio tempo fa, quando noi ragazzi, entrati ormai nell'età adulta, avevamo solo 10-11 anni.
Fin dai primi esercizi e dalle prime prove abbiamo capito quanto il teatro ci appartenesse e quanto sarebbe entrato a fondo dentro di noi.

Il teatro è un luogo di assoluta libertà espressiva, in cui tutti noi lasciamo cadere le innumerevoli maschere che siamo costretti ad indossare tutti i giorni, grazie alla capacità, che ha il teatro, di riportare il nostro corpo e la nostra mente ai primordi, così da essere poi plasmati secondo le necessità teatrali.
Non c'è mai stato giudizio tra noi, il rispetto è fondamentale. Quando facciamo teatro entriamo in un'altra dimensione, molto liberatoria, in cui non siamo più io, tu e lui, ma persone, in generale, che possono potenzialmente diventare chi vogliono.

A teatro siamo stati scimmie, persone lamentose, frivole o dai sani principi morali, siamo stati re e regine dell'antica Grecia, fate e soldati, o pezzi di un ingranaggio che lo fanno funzionare.
La sperimentazione che ne abbiamo ricavato ci ha fatto scoprire sempre più il mondo, centimetro dopo centimetro. Possiamo dire di aver fatto cose che non avremmo mai potuto provare al di fuori. È bellissimo lavorare con la fantasia, l'immaginazione e darle frutto, rendendola concreta.»

(Dal racconto di Francesca Zonta)

« La mia esperienza con Zerotraccia ha inizio fra le comode poltrone di un teatro, al termine di uno degli spettacoli a cui mi piace assistere (o forse non era uno solo?), con un invito tanto inatteso quanto spiazzante: "Andrea, costruiamo insieme un progetto?".

Il primo pensiero fu: "Perché avete pensato proprio a me? Che contributo posso dare io?". Mi risposi che progettare, credere nel futuro dei giovani, significa semplicemente mettere al loro servizio il proprio tempo, la propria passione e le qualità che ciascuno di noi ha la fortuna di aver ricevuto, per poterle a nostra volta "restituire" a loro.

Proprio con il desiderio di mettermi a servizio dei giovani, ho accettato la sfida e mi sono unito al determinato gruppo di genitori che aveva il sogno di creare un'associazione che fosse allo stesso tempo una scuola di teatro e di vita, un'occasione di condivisione, confronto e crescita. Accompagnati dalla rassicurante e stimolante fiducia delle famiglie, noi oggi continuiamo a credere in questo progetto, perché il futuro dei giovani è già nel nostro presente!»

(Dall'esperienza di Andrea Grossutti)